Vi presento un grande filosofo dell’antichità: Aristotele. E’ talmente capace che Dante, nell’“Inferno” lo definisce “maestro di color che sanno”. Abbiamo visto come il primo libro della sua “Metafisica” possa essere considerato il primo manuale di storia della filosofia, anche se lui non aveva scelto né il titolo, né tanto meno quella precisa sistemazione del testo. All’inizio della “Metafisica”, Aristotele scrive:
“Gli uomini, all’inizio come adesso, hanno preso lo spunto per filosofare dalla meraviglia, poiché dapprincipio essi si stupivano dei fenomeni più semplici e di cui essi non sapevano rendersi conto, e poi, procedendo a poco a poco, si trovarono di fronte a problemi più complessi, come i fenomeni riguardanti la Luna, il Sole, le stelle e l’origine dell’universo”.
Si trova, in questo brano aristotelico, un termine molto importante per la filosofia: “thauma” (meraviglia), a cui è legato il verbo “thaumazein” (provare meraviglia).
La meraviglia come origine della filosofia, dice Aristotele. E il suo maestro, Platone, aveva scritto nel “Teeteto”: “E’ proprio del filosofo essere pieno di meraviglia: e il filosofare non ha altro cominciamento che l’essere pieno di meraviglia”.
Purtroppo però, la traduzione con “meraviglia” non va affatto bene: la resa in italiano, che non possiede la ricchezza del greco antico, conduce ad un restringimento di significato assolutamente fuorviante.
Nella lingua greca “thauma” rimanda a qualcosa di minaccioso, di inquietante: Omero, ad esempio, descrive Polifemo come “un mostro che incita paura (thauma)”. Questa parola greca, che Aristotele pone all’inizio della filosofia, sta a significare anzitutto lo sgomento ancestrale nello scoprire il divenire di tutte le cose, la paura di fronte alla consapevolezza che il mondo, e noi con lui, è sottoposto ad un ciclo continuo di nascita e di morte, la volontà di trovare un rimedio alla fine, al nostro scivolare nel nulla.
Nessuno può sfuggire al divenire, nessuno può sfuggire alla trasformazione, alla generazione e alla corruzione (per usare, ancora una volta, termini cari ad Aristotele!). Che la cosa ci piaccia o no, siamo su questa giostra e dobbiamo correre la nostra corsa, insieme a tutto il resto…
La filosofia nasce quindi dal “thauma”, cioè dallo sguardo angosciato sul mondo preda del continuo divenire. Ed è proprio di fronte a questo divenire che si arrestarono i primi filosofi: di fronte alla molteplicità dei fatti e ai loro mutamenti continui, la filosofia si costituisce come ricerca di quell’elemento unitario che spieghi il senso e l’accedere complessivo della realtà della natura. La filosofia, come abbiamo visto in classe, inizia quando il pensiero inizia ad interrogarsi sulla natura delle cose, sul loro principio di vita, sul principio regolatore che ne stabilisce l’ordine e le leggi. “Che cosa sono le cose che ci circondano e quale la loro origine?” E’ possibile trovare qualcosa che si sottragga alla molteplicità e al divenire, che possa sottrarsi a questo destino di morte e cui noi, in quanto individui, non possiamo sfuggire?
A queste domande, che avevano da sempre interessato l’uomo, rispondono i primi filosofi: Talete, Anassimandro, Anassimene, i Pitagorici, Eraclito, Parmenide, i fisici pluralisti, ossia quei filosofi che vengono indicati con l’etichetta “presocratici”. Prima di loro la risposta consisteva nel racconto mitico che narrava in forma poetica la nascita del mondo, mentre adesso si cerca una risposta diversa, affrontando la questione con un atteggiamento teso a spiegare razionalmente la realtà. Ad un certo punto, in un preciso momento della storia della nostra civiltà, cioè nella Grecia del VII secolo a.C., l’uomo ha cessato di accontentarsi delle parole del mito, delle sue risposte e dei suoi rimedi alla paura della morte e ha cercato le risposte della filosofia.
Le soluzioni che forniscono possono sembrare ingenue, ma la domanda a cui cercano una risposta, per quanto millenaria, è ancora viva e vegeta. In attesa di una soluzione che, forse, non arriverà mai.
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Salve a tutti!
RispondiEliminaCredo proprio che il bello di questi amici filosofi sia proprio che,tantissimi anni fa,si sono posti domande,ed alcune soluzioni,(come ad esempio tutto si crea,nulla si distrugge ma tutto si modifica),che sono attuali sebbene in forme diverse...Avevano gli stessi nostri punti di domanda,e forse ad alcuni non vi sarà mai una risposta,ma forse il loro scopo era proprio questo? Forse se avessero risposto a tutte le domande ora,noi,non saremmo qui a parlare di loro.. buonanotte..
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