domenica 2 gennaio 2011

Deterministi o finalistici?





Vi sarà capitato, in certe condizioni di luce o da un particolare punto prospettico, di scorgere, o di credere di scorgere, sulla trama di una parete rocciosa, la sagoma di un volto, la forma di un animale, un disegno somigliante ad un oggetto reale. La stessa cosa la facciamo con le nuvole che passano, rintracciando nelle loro simmetrie e nelle loro forme immagini a noi più familiari. Guardiamo per esempio, questa roccia all’isola del Giglio, non lontano da noi. Non vi sembra il profilo di un uomo, con un naso sporgente e un cappello che gli cala sugli occhi? Come spiegare tale somiglianza? Qualcuno ritiene persino di riuscire a vedere nei fondi di caffè i segni di un misterioso “disegnatore”….ma se diffidiamo delle superstizioni, dell’occultismo e ci affidiamo alla forza della ragione, di fronte al signore col cappello sulla roccia dell’isola toscana non possiamo che ricorrere a una sola spiegazione plausibile: si tratta di una bizzarra causalità.

Prendiamo ora in parte un caso solo in parte simile: siamo nel South Dakota, su una parete del Monte Rushmore, dove sono raffigurati i volti di Washington, Jefferson, Lincoln e Roosevelt (quattro famosi presidenti degli Stati Uniti d’America). Possono essere interpretati come il frutto causale delle piogge che si sono abbattute sul massiccio montuoso delle Black Hills? La risposta è ovviamente negativa, perché sono stati progettati nel 1941 da Gutzon Burglum, un artista americano.
Diversamente dall’uomo col cappello, questi volti presuppongono qualcuno, in questo caso uno scultore, che li ha pensati e realizzati. In questo caso la materia e il caso non bastano a fornire la spiegazione della loro esistenza, occorre chiamare in causa una intelligenza e uno scopo che ne orienta l’azione.
Applichiamo queste categorie (la materia e il caso da un lato e l’intelligenza e lo scopo dall’altro) alla comprensione del mondo nel suo complesso: esso è paragonabile a un meccanismo mosso da un’energia cieca e senza scopo, o piuttosto è simile a un’opera di ingegno – ad esempio un orologio – che presuppone un costruttore intelligente? Si tratta di una disputa antica e, in un certo senso, perenne.
La questione, infatti, ha origini antiche e può essere schematicamente formulata in questi termini:
1. Per alcuni (il più importante dei quali è senza dubbio Democrito) l’universo, i processi cosmici e l’uomo stesso vanno considerati come un evento CASUALE di aggregazione della materia. La natura non va interpretata ricorrendo all’ipotesi di una intelligenza ordinatrice che ha organizzato il mondo secondo uno scopo e un progetto ma va interpretata con la convinzione che tutto ciò che accade è determinato da una sequenza di cause e di effetti: la materia, la natura, si organizzano in modo automatico, casuale (come in modo casuale si è organizzata la roccia dell’isola del Giglio!)
2. Per altri (e su questo fronte il rappresentante principale è Platone, ma ha avuto un “antenato” in Anassagora) la realtà naturale si spiega solo ricorrendo a un principio SOPRA-SENSIBILE, non materiale, che trascende la materia. Questa, infatti, essendo caotica e inerte, non è capace di auto-organizzarsi, ma esige l’intervento di una intelligenza che le dia forma e la organizzi in base a uno scopo. La natura, l’universo e, soprattutto, quel complesso organico vivente che è l’uomo, non è automatica e casuale, ma è un “artefatto”, ovvero il prodotto di un progetto intelligente (come i volti sul Monte Rushmore, realizzazione del progetto di uno scultore!).
Voi che ne dite? Già in classe abbiamo discusso vivacemente su questa alternativa, ma i tempi purtroppo stringono e sapete che, mio malgrado, sono sempre costretta a frenare le vostre riflessioni filosofiche. Provate a dare la vostra risposta al dilemma (caso o scopo? Ovviamente, adesso che avete imparato un po’ di lessico filosofico sapete che si può correttamente presentare l’alternativa nella forma determinismo/finalismo), ci torneremo poi più avanti, quando incontreremo altri personaggi che, dopo secoli, continueremmo a dibattere sulla questione.

14 commenti:

  1. Senza dubbio osservando gli elementi naturali dell'Isola del Giglio,non posso che dire che sia un aggregazione casuale.Per quanto mi riguarda,una penna,un cd,una maglietta,hanno come solo scopo quello di essere utilizzati,quindi non c'entrano nulla con le teorie di determinismo e finalismo.. Ma come scrissi nel primo commento che feci in questo blog,a parer mio,siamo dove siamo e ci accadono determinate cose,perchè qualcuno,vuole così. Basti pensare a scienziati o studiosi della terra,mi viene in mente Antonino Zichichi,il quale afferma di poter arrivare fino ad un certo punto con le sue teorie,e da un certo punto in poi è costretto ad "alzare le mani" ed affermare che non è possibile spiegare tutto,riconoscendo la presenza di una mente o di un'entità superiore che ci governa. Ma l'idea che ho di questa mente superiore,non è di un burattinaio che si diverte a farci del male o renderci ridicoli come molti pensano,è così e basta! E sono d'accordo con lui nel dire che non possiamo pretendere di spiegare tutto.

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  2. Secondo me, l’universo e i processi cosmici devono essere considerati come eventi casuali. Ad esempio la frequenza di terremoti in Giappone è determinata dalla presenza di falde tettoniche trovatesi casualmente in quel luogo ma senza l’intenzione di danneggiare i giapponesi o il Giappone stesso; o ancora la roccia dell’isola del Giglio è stata casualmente modellata dagli agenti atmosferici, in modo quindi non intenzionale, fino ad avere quella curiosa forma. La vita dell’uomo invece non è guidata dal caso,ma la successione degli eventi in questa è voluta dal “destino”.
    Ginevra Grande

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  3. Secondo me, la natura nn è il frutto della volontà d un essere superiore, d un dio meschino e ipocrita, crudele più delle sue creature stesse, ma è il risultato puramente casuale d ki sa quale fortunato processo, avvenuto, x nostra immensa fortuna, nel posto giusto al momento giusto. Come può questo Dio aver creato tale perfezione in 6 giorni e poi avere il tempo perfino x riposarsi x il week-end (così dice la leggenda), senza mai palesarsi ai propri figli, senza mai togliere alle sue creature la profonda ignoranza sul proprio essere e sulle proprie origini, senza mai esplicare le ragioni d tale esistenza e senza mai dividere quelli ke sn, o sarebbero, immensi poteri?
    E mi kiedo inoltre se nn avesse potuto creare noi uomini, nn perfetti, ma almeno meno cattivi e brutali, meno ingiusti, ribelli, infidi, perversi, vili, dannosi,incorreggibili.
    E come può, poi, costui, si kiami Dio o Allah o Jahvèe ki + ne ha + ne metta, averci creati così diversi? E nn sto parlando d gusti o d preferenze. Parlo d posizioni sociali, poikè la stragrande maggioranza delle ricchezze del pianeta è stretta nei pugni d piccoli omuncoli, spietati banchieri, e degli Stati, cui nn pare il vero d restare in questa immobile situazione d stallo; e parlo anke d diritti, diritti ke nemmeno nella nostra società sn rispettati e ke nn saranno mai rispettati in nessuina parte del mondo, se l'uomno nn si decide a uscire dall'ottica bigotta, beghina e assoluta ke ha d concepire il suo prossimo.
    No, nn credo d pregare o servire questo Dio empio, misogino e sanguinario; e se anke, al momento della mia morte ne scoprissi l'esistenza, preferirei bruciare nelle fiamme d Lucifero, piuttosto ke rinunciare al mio io e ai miei peccati terreni x accedere al Paradiso dei dannati.

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Ho letto che molti anni fa Arthur Eddington raccontava una storiella a sostegno della tesi filosofico-scientifica che la realtà fisica e biologica è il risultato di eventi del tutto casuali: «Se un esercito di scimmie ammaestrate battesse a caso su macchine da scrivere per un tempo sufficientemente lungo, prima o poi scriverebbe tutti i libri del British Museum» afferma. Oggi, grazie a potentissimi computers, un altro professore, Seth Lloyd, ha finalmente calcolato davvero la probabilità di scrittura casuale, non di tutti i libri conservati nel famoso museo londinese, ma di una sola opera letteraria: l'Amleto di Shakespeare. Ebbene che una delle scimmie digiti la lettera “A” di Amleto ha una probabilità su 50; che digiti consecutivamente “Am”, una probabilità su 2500...Assegnando un congruo tempo per ogni battuta e non considerando maiuscole/minuscole, il prof. Lloyd ha calcolato che occorrerebbero 14 miliardi di anni per scrivere “Amleto, Atto I, scena I”, ovvero grosso modo, il tempo intercorso dal Big Bang ad oggi. Allora mi chiedo: ma esiste davvero il caso? O è soltanto il nome con cui indichiamo l'ignota causa (o l'insieme di cause) di un fenomeno che sfugge alla nostra limitata razionalità? Io credo di sì.O ancora, la casualità è il termine con cui indichiamo il presunto responsabile di ciò che in realtà non esiste ma è un prodotto della nostra immaginazione, come nel caso della roccia sull'isola del Giglio? Infatti la forma di una roccia o di una nuvola può essere da qualcuno interpretata in una maniera, da altri in modo diverso, secondo la prospettiva, la luce ed altre condizioni oggettive ed anche psicologiche con cui la osserviamo. Allora il volto umano della roccia del Giglio non è il prodotto della casualità ma della mia immaginazione. Quella roccia rimane solo una roccia, la cui forma è il risultato dell'azione del vento, della pioggia, della sua particolarità geologica. Il fatto che somigli ad un volto umano è solo frutto della mia immaginazione; in realtà quel “volto casuale” non esiste, esiste solo la roccia in quanto tale.
    Lavinia Baronti

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  6. Dal post e dai vostri tre commenti si potrebbe partire per scrivere un intero libro di storia della filosofia. Siete state brave a portare la questione posta a partorirne molte altre, a dare voce a problemi che erano impliciti nella domanda principale e in questa racchiusi. Infatti chiedersi se l’universo abbia un senso, se sia dovuto al caso oppure il risultato di una mente superiore non è altro che porsi la “domanda delle domande”, quella sull’esistenza o meno di Dio. Ma siccome non ci accontentiamo di rispondere con un parziale “Dio esiste” o “Dio non esiste”, arriviamo a domandarci anche se questo Dio sia o meno crudele, se sia interessato a noi umani, se sia Lui (o Lei?) a farci succedere tutte le cose che ci succedono, come se la nostra vita fosse la traccia di una pièce teatrale di cui noi siamo gli involontari spettatori. E allora con tutte queste domande davvero non si finisce più…potremmo fermarci qui e io potrei davvero riposarmi senza scrivere più altri post.

    FRANCESCA tu sembri ammettere l’esistenza di Dio, ma alzi “bandiera bianca” sulla dimostrazione della sua esistenza. Molti filosofi, nei secoli, si sono concentrati a cercare di dare dimostrazioni dell’esistenza di Dio, dimostrazioni razionali che pretendono di dimostrare ciò che a noi pare impossibile. Alcuni di questi erano davvero convinti di esserci riusciti (Sant’Anselmo, San Tommaso, Cartesio, tutti filosofi che conosceremo più a fondo). Ma in realtà, come ha scritto un teologo del Novecento, Rudolf Bultmann, “chi crede di poter dire qualcosa su Dio, basandosi sulle prove dell’esistenza di Dio, disputa su un fantasma”. E’ come dire: chi pretende di dire qualcosa su Dio basandosi sulla ragione è destinato alla sconfitta. Il nostro cervello, dobbiamo ammetterlo, non è fatto per accedere direttamente a un mondo soprasensibile e, se potesse accedervi, quel “mondo” non sarebbe più soprasensibile. E’ dunque del tutto naturale che Dio non possa essere conosciuto: l’uomo può soltanto fare – o non fare – l’esperienza della sua presenza, quale che sia la natura di questa esperienza.

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  7. GINEVRA introduce la questione del destino, ma sembra, se ho correttamente interpretato le Sue osservazioni, distinguere tra un mondo naturale (guidato dal caso) e un mondo della vita, un mondo degli uomini e delle donne sorretto da una trama (un po’ la pièce teatrale a cui facevo riferimento nel commento precedente). Ma mi viene da pensare che non sempre i due elementi sono così separati e separabili. Gli uomini abitano e vivono in un mondo, sono a stretto contatto con la natura e le sue trasformazioni. Sono di recente stata al cinema a vedere l’ultimo film di Clint Eastwood, “Hereafter” che, per quanto non mia abbia convinto da un punto di vista rigorosamente cinematografico, ha certo posto all’attenzione dello spettatore una bella serie di domande. Il film inizia con la storia di una donna che si trova coinvolta nel terribile tsunami che, il 26 dicembre del 2004, colpì l’Indonesia. La sua vita cambia completamente a partire da quell’evento, inizia ad avere un'altra direzione, cambia improvvisamente il “copione”. Allora, se si ammette il destino, si deve ammettere che anche quell’evento sia stato in qualche modo “programmato” dal regista. Oppure no? In che modo, secondo te, possono convivere la casualità che domina nel regno naturale e il destino che regola la vita umana? Poi mi chiedo…ma se ognuno di noi non fa altro che recitare un copione scritto da altri, che ne resta della nostra libertà? Non credi che, postulando l’esistenza di un destino, le nostre scelte perdano in qualche modo valore?

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  8. CHIARA,
    le tue sicurezze mi impauriscono un po’. Che alla tua età abbia già sviluppato un così combattivo ateismo è quanto mai strano. Io non credo nell’esistenza di Dio, ma sono certa che se, come scrivi tu, “alla mia morte ne scoprissi l’esistenza” non potrei che gioirne ed essere felice di essermi sbagliata. In fondo è molto più bello e tranquillizzante pensare che tutto questo abbia un senso. Magari sì, non lo congederei tanto velocemente e lo incalzerei con mille domande, le stesse domande piene di rabbia che ti poni tu. Gli chiederei perché tanto male nel mondo, gli chiederei perché Auschwitz, gli chiederei se c’era un perché alla morte di tante persone care e magari come è possibile che, se è davvero buono e onnipotente come lo dipingono, non abbia fermato l’Enola gay sulla città di Hiroshima nell’agosto del 1945. Tu parti dal presupposto che Dio sia crudele. Mi viene in mente un filosofo che studieremo alla fine di questo anno scolastico, Epicuro, il quale diceva che non dobbiamo avere paura degli dei perché essi sono assolutamente indifferenti alle sorti del mondo e alle vicende delle nostre vite. Non potrebbe essere così? Dio non potrebbe aver dato “un buffetto al mondo” (come sosteneva Cartesio), cioè aver dato il via alla vita e abbia lasciato a noi la possibilità di scegliere la strada da percorrere?? Come vedi, Epicuro la pensava proprio diversamente da Ginevra!!! E siamo così sicure che la nostra crudeltà, la nostra cattiveria, che ci porta a sbranarci l’uno con l’altro, a distruggere un pianeta a costruire ed accettare una disuguaglianza sempre più marcata (nelle possibilità, nei diritti come sostieni tu stessa),sia tutta colpa sua? Non credi che sia come un assolverci dalle nostre colpe? Citi la Bibbia e la stranezza dei sei giorni della creazione…ma lo stesso Galileo Galiei che, da scienziato, non metteva in dubbio l’esistenza di Dio scriveva, nelle sue “Lettere copernicane”, che la Bibbia non va analizzata in maniera letterale perché “è scritta per popoli rozzi e indisciplinati”…forse l’ipotesi dei sei giorni della creazione non va presa proprio alla lettera!!! L’esistenza di Dio è qualcosa che sfugge anche alla nostra dimensione del tempo e dello spazio. E prima di Dio esisteva il tempo? Che cosa erano i “giorni” prima dell’esistenza della terra e del sole”?

    LAVINIA, i miei interventi di commento erano pronti quando ho letto il tuo contributo. Rimando le mie osservazioni a quando avrò un po’ di tempo per dedicarmi al tuo scritto senza fretta.

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  9. CHIARA, le tue sicurezze mi impauriscono un po’. Che alla tua età abbia già sviluppato un così combattivo ateismo è quanto mai strano. Io non credo nell’esistenza di Dio, ma sono certa che se, come scrivi tu, “alla mia morte ne scoprissi l’esistenza” non potrei che gioirne ed essere felice di essermi sbagliata. In fondo è molto più bello e tranquillizzante pensare che tutto questo abbia un senso. Magari sì, non lo congederei tanto velocemente e lo incalzerei con mille domande, le stesse domande piene di rabbia che ti poni tu. Gli chiederei perché tanto male nel mondo, gli chiederei perché Auschwitz, gli chiederei se c’era un perché alla morte di tante persone care e magari come è possibile che, se è davvero buono e onnipotente come lo dipingono, non abbia fermato l’Enola Gay sulla città di Hiroshima nell’agosto del 1945. Tu parti dal presupposto che Dio sia crudele. Mi viene in mente un filosofo che studieremo alla fine di questo anno scolastico, Epicuro, il quale diceva che non dobbiamo avere paura degli dei perché essi sono assolutamente indifferenti alle sorti del mondo e alle vicende delle nostre vite. Non potrebbe essere così? Non potrebbe dire aver dato “un buffetto al mondo” (come sosteneva Cartesio), cioè aver dato il via alla vita e abbia lasciato a noi la possibilità di scegliere la strada da percorrere?? Come vedi, Epicuro la pensava proprio diversamente da Ginevra!!! E siamo così sicure che la nostra crudeltà, la nostra cattiveria, che ci porta a sbranarci l’uno con l’altro, a distruggere un pianeta a costruire ed accettare una disuguaglianza sempre più marcata (nelle possibilità, nei diritti come sostieni tu stessa),sia tutta colpa sua? Non credi che sia come un assolverci dalle nostre colpe? Citi la Bibbia e la stranezza dei sei giorni della creazione….ma lo stesso Galileo Galiei che, da scienziato, non metteva in dubbio l’esistenza di Dio scriveva nelle sue “Lettere copernicane”, che la Bibbia non va analizzata in maniera letterale perché “scritta per popoli rozzi e indisciplinati”….forse l’ipotesi dei sei giorni della creazione non va presa proprio alla lettera!!! L’esistenza di Dio è qualcosa che sfugge anche la nostra dimensione del tempo e dello spazio. E prima di Dio esisteva il tempo? Che cosa erano i “giorni” prima dell’esistenza della terra e del sole”?
    LAVINIA, i miei interventi di commento erano pronti quando ho letto il tuo contributo. Rimando le mie osservazioni a quando avrò un po’ di tempo per dedicarmi al tuo scritto senza fretta.

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  10. Prof.,
    io purtroppo so a malapena ki era Epicuro, 1 tipo simpatico cmq! Era lui ke diceva ke bisogna godere dei piaceri della vita, vero?
    La visione ke ho ora del mondo, della vita e di Dio è derivata da riflessioni ke ho fatto, e nn escludo ke 1 domani questa visione possa cambiare. Spero d essere un po' meno arrabbiata in futuro. Lei cita Epicuro, ma secondo me aveva torto.
    C pensi: se anke gli dei. o Dio, c hanno creati e con noi tutta la natura e tutte le cose, nn si sn forse dimostrati cattivi e crudeli nn insegnandoci nemmeno a camminare con le nostre gambe? C hanno lasciati soli ed inermi, ad azzuffarci come selvaggi, quando invece avrebbero dovuto elevarsi al di sopra d noi e guidarci nel nostro cammino. E' x questo ke li odio ( ke poi nn ho ancora capito se dv dire lo odio o li odio).
    Ora faccio io delle domande a lei:
    Se Dio ha creato noi, ki ha creato Dio?
    E poi, nell'ultima parte della sua risposta al mio commento, lei parla d tempo e di spazio, e compagnia bella. Ha forse letto Memnoch il Diavolo? Se no, glielo consiglio. E' un bel libro, anke se il finale nn mi ha appassionato + d tanto e se lo legge può capire il xké, d una religiossissima scrittrice americana, Ann Rice.

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  11. Io credo che Dio sia la più grande scusa dell’uomo, una scappatoia, una giustificazione.
    L'uomo ha bisogno di credere in qualcosa di più grande di lui, in qualcosa che non può controllare. Voglio dire, è un po' un "lavarsi la coscienza", l'uomo ha bisogno di sapere che c'è una forza superiore che governa tutto e alla quale non ci si può opporre.
    L’uomo crede in Dio perché da sempre ci sono state cose che non è stato in grado di spiegarsi, e da qui è nata l’esigenza di credere in questa forza superiore che tutto può, che tutto crea, che tutto distrugge, che ci conforta. Finisce, però, che non ci sentiamo poi così tanto responsabili delle cose brutte del mondo( guerre, fame,…), perché crediamo che forse, lassù c’è un Dio che ha deciso così.
    Come avrete intuito, io non credo, ma vorrei avere Fede. Vorrei anche io questo aiuto, questo conforto, vorrei poter credere che in una vita migliore dopo la morte, nel Paradiso, che le persone care che ho perso ( o perderò), ora sono (o saranno), in un posto migliore. Ma questo, forse, è solo il mondo delle favole………..

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  12. Ho letto le varie posizioni e vorrei rispondere al pensiero di Chiara:io credo in Dio e credo anche che ognuno di noi abbia un proprio scopo nella vita ma sta alla persona stessa ricercarlo, secondo le proprie inclinazioni personali.Non deve esserci un Dio a dirci qual'è la nostra strada perchè, secondo me,lui ci ha creato e ci ha lasciato un dono immenso: la possibilità di poter essere qualsiasi cosa noi vogliamo essere, scevri da una strada predefinita da un'altro. Esiste il bene e il male ma esiste dalla nostra libera scelta del poter essere:se Dio si fosse palesato dal principio, srebbe stato così facile per noi, saremmo rimasti in uno stato di minorità (come diceva Kant) perchè sarebbe stato lui a dirci cosa è giusto e sbagliato e non ci saremmo mai presi la briga di pensare.
    Penso che tutte le persone abbiano anche uno scopo comune, oltre a quello personale, ed è quello di cercare di lavorare tutti insieme per un mondo migliore, indipendentemente dalla professione o meno di religioni, e di aiutarci gli uni con gli altri.
    Inoltre, riallacciandomi al discorso di Chiara, se le cose non partono dal piccolo non potranno mai arrivare a diventare grandi: per Chiara, siamo soggiogati dai politici e ciò è vero. Noi, però, critichiamo le azioni altrui ma spesso non abbiamo il coraggio di prendere una posizione e di difenderla (questo è un discorso che vale anche per altri argomenti, non solo per la politica) ed è più facile far finta di prendere una posizione anzichè di difenderla fino in fondo.
    Elena Alby

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  13. allora, prometto ke questo è l'ultimo commento d questo post, o mi sparo!!!
    Dunque, concordo in massima parte con quello ke ha detto Sara, ma io nn sento la mancanza d 1 essere divino al d sopra d me, nn ne sento il bisogno. Stimo le persone ke credono in 1 dio, xké riescono ad arrivare dv la mia mente nn può.
    Inutile dire ke nn concordo con Elena, xké se anke Dio c avesse dato la possibilità d scegliere, c avrebbe cmq creati troppo imperfetti e nn c ha esattamente e adeguatamente informati sul dp.
    Quanto alla politica, io nn critico direttamente la politica in generale, ma bensì la scelleratezza dell'uomo, ke nn si ferma davanti neanke ai suoi consimili.
    X le scelte, credo ke ognuno debba prendere quelle ke si sente d prendere.

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  14. Premetto che io non credo in Dio, ma credo piuttosto agli uomini in quanto frutto di una casuale evoluzione e, soprattutto, in quanto artefici del loro proprio destino e del destino del mondo in cui vivono. Questo mi porta ad essere in disaccordo sia con la posizione estremamente atea- se non addirittura eretica, mi verrebbe da dire!- di Chiara, sia con l'opposta posizione difesa da Elena.
    Alla prima vorrei dire che, seguendo la sua ottica, probabilmente nessuno avrebbe creduto in un Dio perfetto, che ci dona, oltre alla vita, addirittura la certezza della felicità eterna. Ti immagini vivere una vita senza difetti, in un mondo tutto uguale, scevro di pericoli dai quale salvaguardarsi, privo di ostacoli da superare? Che vita sarebbe stata, una senza obiettivi, senza paure, senza diversità? Ed una colpa,anche se Dio esistesse- e comprendo ed in qualche modo ammiro chi vi crede, perchè ha trovato la costanza e la fede che io non possiedo-, sarebbe davvero da attribuire a lui, o piuttosto a noi stessi che abbiamo rovinato e malmenato il mondo in cui siamo nati e che da secoli ci fa da casa, da rifugio? Basti pensare alle tante catastrofi climatiche che avvengono in questi ultimi anni. E' scientificamente provato che è stato l'uomo a rovinare la pace per introdurre la guerra. Cosa c'entra in tutto ciò, un Dio che ci ha lasciato, alla fine, le briglie della nostra vita senza imporci, giustamente, una verità o uno stile di vita da imitare come pecore?
    Pur in quanto non credente, approvo più ciò che spiega Elena, pur facendolo da chi non crede che ci sia Qualcuno a guardarci dall'alto.
    Terminando il discorso, secondo me è stato l'uomo a creare, per comodità, il suo determinismo. L'idea che qualcuno ci abbia creato per un motivo, e per un motivo voglia proteggerci o averci di nuovo accanto a sè, di certo, è confortante, ed addirittura quasi plausibile. Se non fosse che la scienza ha dimostrato- e per dimostrato intendo che ci sono prove percepibili con i sensi, prove reali, contro le parole effimere su un Dio mai visto- che tutti noi siamo l'effetto di una causa apparentemente senza un senso logico, forse mi rifugerei anche io nell'esistenza di un Dio piuttosto che guardare il mondo chiedendomi fino a che punto NOI vogliamo tendere l'elastico di un vita già troppo tirata.
    Sara Boscaglia.

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