venerdì 14 gennaio 2011

A proposito di relativismo....

Tra le novità introdotte dai Sofisti in filosofia, una delle più importanti concerne il relativismo conoscitivo e morale, che non riconosce valori e verità assoluti, ma solo diversi punti di vista da riferire al contesto socio-culturale in cui si sono sviluppati. Allo scopo di riflettere sull’attualità di questo tema, il testo più adeguato all’obbiettivo sembra essere un passo tratto dallo scritto anonimo Ragionamenti doppi (quasi sicuramente composto nella prima metà del IV secolo a.C.). Qui l’autore intende dimostrare come uno stesso oggetto o comportamento possa essere giudicato bello o brutto, giusto o ingiusto secondo il punto di vista socio-culturale adottato di volta in volta.

“Passo ora a quelle cose che le città e i popoli ritengono brutte. Per esempio, per gli Spartani, che le fanciulle facciano la ginnastica e si esibiscano in pubblico sbracciate e senza tunica; è bello; per gli Ioni, brutto. E per quelli, è bello che i fanciulli non apprendano la musica e le lettere; per gli Ioni è brutto non sapere tutte queste cose. Presso i Tessali, è bello per una persona prendere i cavalli o i muli dall’armento e domarli, e prendere un bove e sgozzarlo, scuoiarlo e squartarlo; ma in Sicilia è brutto e opera di schiavi. Presso i Macedoni si ritiene bello che le fanciulle prima di sposarsi amino e si congiungano con un uomo, e dopo le nozze, brutto; presso i Greci, è brutta l’una e l’altra cosa. Presso i Traci, il tatuaggio per le fanciulle è un ornamento; presso gli altri popoli, invece, è una pena che si impone ai colpevoli. […] I Persiani reputano bello che anche gli uomini si adornino come le donne, e si congiungano con la figlia, con la madre, con la sorella; per i Greci son cose turpi e contro la legge. Presso i Lidi, che le fanciulle si sposino dopo essersi prostituite per denaro, sembra bello; presso i Greci, nessuno le vorrebbe sposare. […] E io credo che se si comandasse a tutti gli uomini di riunire in un fascio le cose che ciascun di essi reputa cattive, e poi dopo di togliere dal gruppo quello che ciascun d’essi reputa belle, non ce ne rimarrebbe neppur una , ma tra tutti se le ripiglierebbero tutte. Poiché nessuno la pensa come un altro”.

Sostituendo agli aggettivi “bello” e “brutto”, che per noi hanno soprattutto un valore estetico, rispettivamente quelli di “giusto” e “ingiusto”, ci rendiamo conto che qui ci troviamo di fronte a quello che abbiamo chiamato relativismo etico/relativismo morale, a cui Protagora ha dato i natali filosofici. Con la sua teoria dell’homo mensura (“l’uomo è misura di tutte le cose, delle cose che sono in quanto sono e delle cose che non sono in quanto non sono”) Protagora ha affermato che non esiste una giustizia e una verità “assolute”, cioè “sciolte” dai vari punti di vista, ma ogni verità, o ideale, o modello di comportamento è “relativa” a chi giudica nell’ambito di una certa situazione. Questo relativismo, quindi, frantumando la realtà in una miriade di interpretazioni soggettive, distrugge il concetto di una verità unica, o di un unico sistema di valori validi per tutti e per sempre. Lo scritto Ragionamenti doppi ci propone di dimostrare che le stesse cose possono essere buone o cattive, belle o brutte, giuste o ingiuste.

“…gli uni dicono che altro è il bene, altro è il male; altri, invece, che sono la stessa cosa; la quale per alcuni sarebbe bene, per altri male; e per lo stesso individuo sarebbe ora bene, ora male...”.

Insomma, sembra che sia tutto pieno di ambiguità. In generale la bugia è una cosa “brutta”, “negativa”, perché distrugge la fiducia nella parola data e rende le persone nemiche; a volte però sembra che sia utile o produttivo mentire per fare un favore a qualcuno. Per esempio: a chi è affetto da un cancro incurabile è meglio dire la verità sul suo stato o è preferibile ingannarlo per lasciargli vivere serenamente l’ultima parte della sua vita? La bugia sembra una brutta cosa, ma a quanto pare, a volte sembra dare risultati positivi.
Quindi non esiste un criterio assoluto per stabilire che cosa sia “giusto” e “ingiusto” e tutto dipende dalle circostanze. Sentite che cosa scrive il filosofo spagnolo Fernando Savater nel suo ottimo libro “Etica per un figlio”: “Già abbiamo detto che non conviene cercare la rissa, ma allora dobbiamo permettere che una ragazza sia violentata davanti a noi senza intervenire per evitare problemi?” Individuare ciò che è giusto e, di conseguenza, ciò che è sbagliato, continua Savater “non è così facile, perché esistono criteri diametralmente opposti riguardo a quello che bisogna fare”. Che confusione!!!!
Inoltre, il relativismo culturale ed etico, è un tema di grande e profondo interesse, soprattutto adesso, un periodo della storia in cui fenomeni come la mondializzazione politica ed economica e i flussi migratori verso l’Occidente producono sempre più società multietniche, che a loro volta sollevano problemi di convivenza e di incontri di culture (e quindi norme, modalità di comportamento, regole) diverse fra loro.
Quale è la vostra posizione sul relativismo etico e culturale? E’ davvero tutto così relativo? E’ giusto, a tuo avviso, rispettare sempre e comunque i valori delle altre culture? E se queste violano alcuni fondamentali diritti umani (pensate al caso della lapidazione di Sakineh in Iran…spero ne abbiate sentito parlare)? Inoltre se tutto è relativo, allora non è mai possibile trovare una serie di principi su cui è possibile l’universale accordo? Oppure si? Buona riflessione a tutti e a tutte.

P.S. L’italiano è una lingua bellissima, musicale, intensa, con infinite modulazioni. Non ingabbiate i vostri pensieri in una forma che li violenta e li svilisce. Non fate sì che la tecnologia, utile e comoda per tutti, sia una condanna per i vostri vocabolari e deturpi i vostri linguaggi. “Ke”, “+” “-“, “nn” lasciateli a Facebook e ai messaggi del cellulare. Date una forma corretta ai vostri pensieri. Sono così interessanti, non deformateli.

3 commenti:

  1. prof., il tempo è denaro e almeno qui continuo a scrivere in kappese!!!!
    credo ke il confine fra giusto e ingiusto sia impercettibile ed ogni persona lo stabilisce, nn solo in base alla sua cultura, alle sue origini e abitudini, ma alla propria morale e coscienza, ke sn le unike a poterci guidare in questo labirinto intricato ke è il mondo. Il problema xrò è scoprire dv si trova questo confine ed imparare a nn superarlo, il tutto compiendo le scelte ke desideriamo fare, senza xrò mai invadere l'altrui libertà, là dv è possibile

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  2. VALENTINA PUCCI (III D) SCRIVE:
    "Sono d'accordo con Chiara. Anche secondo me sarebbe sbagliato violare la libertà altrui. Ma è anche vero che noi, appartenenti al mondo occidentale, non ci sognamo neanche di lapidare una donna o di fare altre azioni simili che possano ansare contro alcuni diritti umani. Credo che sia impossibile determinare se una cosa sia giusta o sbagliata, bella o brutta, poichè in alcune parti del mondo possono essere tollerate e in altre no. Ciò dipende soltanto dalle circostanze in uno uno si trova in un determinato momento. Credo però che certe azioni andrebbero evitate a prescindere, soprattutto quelle che violano i diritti umani, perchè siamo tutti persone, sia in Italia che nelle parti più nascoste dell'Iran e non dobbiamo essere trattati come animali. Sul fatto di mentire, questo rappresenta il classico esempio di come una cosa possa essere giudicata giusta o sbagliata...ci sono le cosiddette "bugie a fin di bene", come quella di comunicare a una persona se è malata di cancro oppure attendere che lo scopra da sola....ma mentire non deve diventare un'abitudine universale".

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  3. Come ha detto Valentina, alcune azioni ritenute in Italia le peggiori, in altri paesi sono consuetudini tollerate, brutte da dire e da sapere, ma purtroppo è così. La tolleranza verso le altre culture e le altre religioni la condivido, ma vedendo che le altre religioni non hanno lo stesso tipo di tolleranza nei nostri confronti (in Italia le donne per esempio possono indossare il velo, un italiana senza il velo nei paesi musulmani non viene ignorata, o un uomo che non rispetta determinate regole viene ucciso) allora mi chiedo se sia davvero necessario essere tolleranti delle "diversità".
    Non concordo molto con il relativismo etico perche secondo me è possibile che succeda che delle cose possono essere viste come giuste/ingiuste, vere/false in base a vari punti di vista, ma penso che esista comunque un lato della medaglia: alla fine un azione, una cosa, o è giusta o è ingiusta. Con questo mi collego al discorso del cancro. La verità è che la donna ha il cancro e secondo me è giusto dirglielo; ma se un medico o una persona decide di non dirlo è per non ferirla e per non farla stare male piu di quanto possa stare. Sembrerebbe un azione giusta, ma alla base resta comunque la verità: la donna deve saperlo perche ne ha il diritto. Non dicendolo, sarebbe una bugia a fin di bene, ma facciamo del bene a noi Perche non sapevamo come dirlo, non a lei.

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